Accettare le cose che non si possono cambiare
Una volta, in un’isoletta greca, un viaggiatore si fermò a guardare un ragazzo che tentava di convincere l’asino di famiglia a muoversi. Il ragazzo doveva consegnare un po’ di verdura e l’aveva caricata con cura nei panieri. L’asino però non sembrava dell’umore giusto per muoversi. Il ragazzo si agitava sempre più, poi cominciò ad alzare la voce con l’animale; gli stava davanti e lo tirava forte per la briglia. L’animale se ne stava ben piantato con tutto il peso sugli zoccoli, e fermo. Molto fermo.
Quel tiro alla fune sarebbe andato avanti per un bel po’ se non fosse stato per il nonno del ragazzo. Sentendo il chiasso era uscito di casa e gli era bastato uno sguardo per cogliere la scena. Con gentilezza prese la corda dalle mani del nipote e gli disse sorridendo:
Quand’è di questo umore, prova a fare così: tieni in mano la corda morbida, senza tirare. Mettiti in piedi di fianco a lui, vicinissimo e guarda il sentiero nella direzione in cui vuoi andare. Poi aspetta.
Il ragazzo fece come il nonno gli aveva detto e dopo un po’ l’animale si mise in moto. Gli venne allora un risolino di gioia e il viaggiatore lo vide trottare via felicemente sul sentiero insieme all’asino, fianco a fianco, fino a sparire dopo la curva in lontananza.” *
Questa storia ci fa capire come forzare le cose non sempre sia produttivo:
- Quante volte ti sei comportato come il ragazzo che continuava a tirare la corda, di fronte all’immobilismo dell’asino, con l’unico risultato di aumentare rabbia, frustrazione, nervosismo?
- Quante volte hai provato con tutte le tue forze a modificare una situazione, con le stesse strategie di sempre, che magari un tempo ti sembravano funzionare ma nel tempo non sembrano più così adeguate?
- Quante volte hai tentato di “tirare la corda”, di forzare, di cercare di smuovere nella tua direzione le cose che non funzionavano come avresti voluto e trovarti, alla fine di tutto, a costatare che le cose sono rimaste uguali ma il tuo umore ne ha risentito, le tue energie si sono ridotte, non avevi più voglia di fare nulla?
A volte dovremmo seguire il consiglio del nonno di quel ragazzo, fermarci, aspettare, non affrettare, perché ci sono cose sulle quali possiamo esercitare ciò che è in nostro potere ma tante altre sulle quali non sempre possiamo o riusciamo a imprimere una nostra azione. Questi sono i momenti in cui aspettare che le cose evolvano da sole può essere la decisione più giusta, tenendo comunque costantemente d’occhio le opportunità da cogliere che possono emergere nel mentre.
È giusto accettare?
Accettare non significa essere passivi o gettare la spugna. Vuol dire riuscire a valutare cosa è realmente nelle nostre possibilità fare per risolvere un problema, in mancanza di altri aiuti.
Ogni volta che ci troviamo di fronte ad una malattia che riguarda noi o un nostro caro, una ferita emotiva profonda, un lutto, una perdita, ovvero situazioni per le quali non possiamo fare tanto per modificare le cose (ma potremmo fare tanto per capire come approcciarci meglio), è naturale che cerchiamo di respingere le sensazioni spiacevoli, ignorandole o seppellendole sotto mucchi di distrazione. È naturale provare in tutti i modi a risolvere il problema perché solo così pensiamo di poter trovare pace.Magari ci copriamo anche di una corazza di forza, costruita ad hoc, per negarci di provare sensi di impotenza e sentimenti di dolore: non vogliamo ammettere, semplicemente, di essere vulnerabili, perché abbiamo paura di cosa possano pensare gli altri, paura che ci giudichino di scarso valore o che ci abbandonino.
E così ci trasciniamo avanti e avanti… finché arriva un momento in cui la benzina finisce, il problema non si è risolto e noi siamo sfiniti. Perché porsi troppo duramente di fronte a un problema che non trova soluzioni nell’immediato, spesso finisce solo con il peggiorare le cose, con il non risolverlo. Addirittura amplificarlo di tutte quelle sensazioni spiacevoli e della fatica crescente legata al fatto che la situazione non sta cambiando come vorremmo.
Accettare o no le cose che non possiamo cambiare?
A volte accettare, guardare in faccia ciò che ci mette in difficoltà, farci amicizia, ci mette nella condizione di abbracciare la comprensione vera di come stanno le cose.
Accettare è regalarsi un tempo in cui si permette che le cose siano così come sono almeno per un po’, una pausa dalla nostra esigenza di fare qualcosa. Un’alternativa al negarci quello che sentiamo per concederci, invece, di guardarlo meglio, di agire nel senso non convenzionale del termine, di accogliere le sfumature dolorose che vorremmo evitare.
Accettare è imparare a capire quando una situazione è irreversibile, quando non possiamo fare molto per cambiare le cose ma possiamo fare decisamente molto per cambiare il nostro modo di stare in quelle cose.
Se ti rispecchi con quanto scritto nell’articolo, non disperare. C’è il modo per stare meglio 🙂
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*Copyright “Metodo Mindfulness”, Di Danny Penman e Mark Williams
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