Ci separiamo. La difficoltà di una scelta da comunicare ai figli
Sempre più numerose sono le coppie che chiedono una consulenza psicologica. Spesso in procinto di una separazione. Le richieste di aiuto sono:
- vorremmo separarci ma non ci riusciamo;
- il mio partner/la mia partner mi ha tradito;
- non sentiamo più la stessa complicità di una volta, non c’è più dialogo; ci sentiamo spesso soli, seppure insieme;
- non provo più nulla per il mio compagno/compagna ma lui/lei non accetta la mia decisione di separarci;
Tutto questo è indice che sempre più persone sono attente alla propria situazione sentimentale, anche quando ci si sente ormai al capolinea. Per quanto culturalmente la separazione non faccia ormai più scalpore, è spesso vissuta, a livello personale, come un fallimento, una delusione per sè e per i propri cari. Un simile peso emotivo influenza il modo in cui si può elaborare la fine e la conseguente riorganizzazione dei compiti e dei ruoli, soprattutto genitoriali: perchè se la separazione sancisce la fine del matrimonio, dai figli non ci si separa mai. La cogenitorialità, ovvero l’essere genitori insieme per i propri figli, non dovrebbe mai venire meno.
Separazione: come comportarsi con i figli?
I bambini, per quanto piccoli, non sono stupidi. Capiscono benissimo se la mamma e il papà non si vogliono più bene. Per questo motivo è importante prima fare chiarezza tra adulti rispetto al cosa siamo (la separazione si comunica quando si è convinti) e poi una volta capito che la coppia è giunta alla sua fine, prendere tanta forza e tanto coraggio e comunicarlo. Inutile trovare favole e storie per indorare la pillola. La realtà è questa: mamma e papà si lasciano e i bambini devono avere il diritto di conoscere quello che sarà di lì in poi. La rottura della famiglia fa male e qualsiasi storia creata per addolcire la ferita potrà essere vista dal bambino anche come uno sminuire la cosa, un prenderla alla leggera, mentre i suoi sentimenti sono forti, sono pesanti. Pertanto l’informazione diretta è essenziale, e questo vale ancora di più se i figli sono adolescenti.
Comunicarlo insieme o separati?
A questa risposta uso il condizionale: sarebbe opportuno che lo si comunichi insieme (d’altronde è una decisione dei “grandi”, di mamma e papà). Farlo insieme, permette al bambino di percepire i genitori come presenti, per lui, nonostante la separazione. Inoltre avere una comunicazione condivisa consente ai figli di non accusare un genitore a scapito dell’altro o di essere coinvolto in attacchi e critiche di uno contro l’altro.
Spesso però le condizioni familiari non consentono una comunicazione condivisa. In questi casi è di fondamentale importanza che il bambino non venga usato da un genitore come alleato della sua posizione, né che riceva cattive informazioni sull’altro genitore. Non sarà piacevole per un figlio, che già dovrà fare i conti con l’assenza di un genitore, sentire, da parte dell’altro, tutto il suo risentimento. Questo può generare uno stato di confusione a cui il bambino non saprà dare un senso, pregiudicando di conseguenza la naturalezza del suo affetto nei confronti del genitore accusato. Prendere posizione in favore di uno solo dei due genitori, causerà nell’altro una perdita di stima e di autorevolezza. Nel tempo, il bambino sicuramente potrà maturare le sue riflessioni sull’accaduto ma, al momento, ha bisogno di sentire che nonostante la separazione ci sarà una continuità genitoriale.
Separazione e divorzio. Comunicarlo quando?
Una comunicazione di tale portata è opportuno farla quando davvero non ci sono più i presupposti per continuare, quando si è cercato di risolvere il problema, quando la decisione è presa. Comunicarlo troppo tempo prima o troppo vicino all’uscita di casa non va bene. Nel primo caso si rischia di alimentare confusione e ansia su quel che sarà. Nel secondo non si dà al figlio il giusto tempo di elaborare la cosa. Il rischio è che lo potrà vivere come un terribile abbandono. È bene accogliere le sue sensazioni, non sminuirle, non giudicarle. Immaginate cosa può provare vostro figlio e mettetevi nei suoi panni. Rassicuratelo, inoltre, circa le sue responsabilità: tenderà, infatti, a sentirsi in colpa per quanto sta accadendo; cattivo e responsabile dell’allontanamento del genitore. Dovrà capire, invece, che è una decisione che interessa i grandi, di cui lui non ha nessuna colpa. I bambini, inoltre, hanno bisogno di sapere cosa succederà nel loro futuro, se saranno ancora amati da entrambi i genitori. La loro paura più grande è proprio quella di non poter vedere il proprio genitore, unita alla preoccupazione di essere abbandonato anche dall’altro. Per questo è opportuno che i bambini abbiano già contezza di cosa significherà l’uscita di casa del genitore.
Come organizzarsi?
Non esistono regole universali, L’importante è dedicare tempo per le domande che sorgeranno, per le preoccupazioni, offrendo sostegno e comprensione dei vissuti. Inoltre, è opportuno che prima della effettiva uscita da casa, il genitore abbia trovato una sua sistemazione, in modo che anche il figlio possa sapere concretamente dove starà quando sarà con lui e rasserenarsi.
Calma. Ci vuole molta calma nel momento in cui lo comunicherete, e forza nel tollerare le reazioni del bambino. Per farlo dovete prima aver rinchiuso in un angolo dentro di voi eventuale rabbia, delusione, paura, sentimenti che possono essere sentiti dal bambino e che possono rendere la situazione ancora più spaventosa e traumatica.
Cercate di parlare con dolcezza e fermezza. Usate il pronome noi. Il segreto è passare al bambino il messaggio della separazione e, al contempo, la sicurezza che sarete sempre i suoi genitori che gli vogliono bene come gliene hanno voluto finora.
Obiettivi delle consulenze
Anche quando è già maturata una decisione, rivolgersi a uno psicologo per imparare a prendersi cura dei risvolti emotivi legati alla separazione, sia come persone che come genitori, è un bene. Sottolineo, inoltre, che il fine della terapia non è far restare insieme o spingere alla separazione. L’obiettivo della terapia è favorire una presa di consapevolezza sulla situazione e condurre la persona, o la coppia, a scegliere ciò che può essere il bene (per sé e per la famiglia). Non è compito della terapia cercare di salvare una coppia donando nuova vita oppure lasciare che tutto finisca. Solo la persona/coppia può prendere una simile decisione e gli obiettivi della terapia vanno definiti tenendo conto di questo.
Se interessati ad una consulenza psicologica in merito ad una separazione, effettuo consulenze online con whatsapp o presso il mio Studio a Salerno.
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