Coronavirus: come spiegarlo ai bambini

Coronavirus: come spiegarlo ai bambini

Non è facile, la quarantena. Non lo è per nessuno. Per chi vive da solo, per chi convive. Per chi ha un compagno, dei genitori, dei coinquilini. Ma, soprattutto, non è facile per chi ha dei bambini. E non solo perché, ogni giorno, è una sfida all’intrattenimento: c’è anche la paura, c’è il timore che non capiscono perché non possono andare a scuola, vedere i nonni, giocare con gli amichetti.

Spiegare il Coronavirus ai bambini

Come affrontare la situazione? Innanzitutto, raccontando loro la verità. E poco importa se non sono abbastanza grandi da poterla comprendere così, “nuda e cruda”. Ai più piccini si può raccontare una favola, che racconti quel virus cattivo che tanti eroi buoni stanno provando a sconfiggere.

Coronello, il virus birbantello

È una maestra, Ilaria Flauto. Una “maestra della gentilezza”, come ora lei si chiama. Ed è l’ideatrice della favola Coronello, il virus birbantello.

C’era una volta, in un paese lontano, un piccolo virus: Coronello. Era famoso per il suo caratterino: ribelle, dispettoso, disubbidiente. Lo chiamavano, scherzosamente, “Coronello il virus birbantello”!

Ma il sogno più grande di Coronello era di girare il mondo. Passava giornate intere a sognare paesi lontani: “La Grande Muraglia la conosco, è nel mio paese! Vorrei vedere i mari caldi del sud del mondo, le montagne altissime in tutti i continenti! E poi monumenti famosi come la Tour Eiffel, il Colosseo, il Big Ben, l’Empire State Building!”

La sua corona da principe dei virus e il suo rango reale gli permettevano di poter andare ovunque volesse, ma non aveva ancora capito in che modo sarebbe riuscito ad andare molto lontano.

Per un periodo studiò i comportamenti delle persone e capì che per andare lontano doveva utilizzare il canale della “gentilezza”: “Se voglio passare da una persona all’altra in modo silenzioso e sicuro, mi devo intrufolare nei loro abbracci, nelle strette di mano. Nei baci che accompagnano i saluti affettuosi, Sì! Farò così! Approfitterò della “gentilezza” per andare da una persona all’altra e girare il mondo”.

Inconsapevole dei danni che avrebbe causato, Coronello partì dalla Cina e arrivò fino al Lago di Como. Nella lunga strada percorsa, però, fece danni, procurò malanni, paure, al punto da far abbandonare agli esseri umani le loro “abitudini gentili”.

Ma una classe di piccoli bambini di seconda elementare della città di Como capì che lavandosi le mani in modo accurato, starnutendo e tossendo nella piega del gomito, mantenendo accesa la loro vivacità e continuando, con queste piccole accortezze, a stare insieme e a praticare i gesti gentili a cui erano abituati, avrebbero fermato il viaggio di Coronello che, da semplice curiosità di vedere il mondo, era diventato un flagello per le popolazioni.

I nostri piccoli eroi mandavano in giro per Como “biglietti gentili”, frasi di conforto a chi era ammalato, a chi non usciva di casa per paura di contagiarsi. Pian piano le persone di Como, poi della Lombardia, poi dell’Italia, poi dell’Europa e infine del mondo intero cominciarono a dedicare gesti gentili agli altri, facendo diventare “virale” la gentilezza.

Coronello a quel punto dovette fermarsi, tolse la corona da principe dei virus e scrisse una lettera di saluto ai bambini della seconda elementare che, con atti prudenti e fermamente “gentili” lo avevano sconfitto.

“Cari bambini, guerrieri della gentilezza, mi arrendo a vado via. Grazie a voi ho capito che per inseguire i propri sogni non bisogna fare del male agli altri, ma praticare gentilezza.”

Il mondo fu salvo e i bambini furono ufficialmente proclamati “guerrieri della gentilezza”.

Perché, in fondo, non c’è nulla che ad un bambino non si possa spiegare. Anche se, per farlo, bisogna condirlo d’immaginazione e fantasia.

Coronavirus e bambini, come gestire le emozioni

Paura, tristezza, rabbia: sono tutte emozioni che i bimbi vivono. Amplificate, intense. Ancor di più oggi, costretti ad una quotidianità che non comprendono e – spesso – non accettano. È perfettamente normale: i bambini hanno bisogno di sfogarsi, di correre in un prato, di giocare a palla. Di sognare ad occhi aperti, di bisticciare. Hanno bisogno d’essere liberi.

Come gestire dunque le loro emozioni, chiusi in un appartamento che pare fatto di confini? Innanzitutto, cercando una soluzione ai problemi. Non bisogna fingere che sia tutto normale. Che, fuori dalla porta, non ci sia un’emergenza. Non bisogna scappare dalle domande, liquidarli, rinunciare a capirli. È importante anzi seguire le indicazioni degli esperti, informarsi da fonti affidabili e spiegare ai piccoli – con quanta più sincerità possibile – cosa sta succedendo. Insegnare loro tutte le regole che per sconfiggere quel brutto mostriciattolo bisogna seguire: lavarsi spesso le mani. Prestare attenzione al COVID-19, senza ansie, ma chiamandolo con il suo nome.

Una mamma abbraccia il bambino mentre spiega il Covid-19

È fondamentale che il bambino si senta libero. Di parlare, di arrabbiarsi, di piangere. Non minimizzare mai le sue emozioni, ascoltalo. E aiutalo ad esprimersi: raccontagli la favola del virus birbantello, disegna insieme a lui le sue sensazioni. Accogli le sue preoccupazioni, fai che trovi in te il punto di riferimento di questo isolamento forzato. Proteggilo dall’angoscia, non mostrarti ansioso, spaventato, allarmato: il tuo primo compito è proteggerlo, anche quando – di protezione – senti d’aver bisogno tu. Offrigli rassicurazione, non mostrarti sconvolto di fronte a ciò che vedi in TV (anzi, meglio spegnerla quando sei insieme a lui). Aiutalo a gestire lo stress proponendogli un’attività che lo coinvolga e lo distragga, che sia cucinare insieme dei biscotti o fare il Didò. E cerca di mantenere quanto il più possibile invariata la sua routine, a livello di orari e di abitudini alimentari. Ma, soprattutto, non dimenticare di prenderti cura di te: i bambini hanno bisogno di vedere che mamma e papà sono sereni, per esserlo a loro volta. La tua ansia è la loro. E, ora più che mai, hanno bisogno di te. Con tutta la tua forza, col tuo sorriso. Col tuo “andrà tutto bene”.

Se ti riconosci in una situazione come questa e desideri un sostegno psicologico, contattami: effettuo consulenze online con whatsapp o presso il mio Studio a Salerno.

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