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mpre esposti ad una serie vorticosa di stimoli incessanti e pressanti in diversi ambiti di vita tanto da fare i conti con uno stato continuo di STRESS che si presenta come malessere psicologico, fisico e sociale. I suoi sintomi possono essere fisici dal mal di testa, alla sudorazione, tachicardia ai disturbi gastrici; vegeativi: alterazione nel ritmo sonno-veglia; cognitivi: preoccupazione costante, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e attenzione; comportamentali: problemi legati alla sensazione di perdita di controllo delle buone maniere nelle relazioni e della propria vita; emozionali: umore instabile, irascibilità, ansia.
Ma perchè ci sentiamo sotto stress? Questo stato nasce quando ci sentiamo pressati da una serie di richieste, di qualsiasi natura, che, per svariati motivi, contestuali o legati alle nostre possibilità, ci mettono nella condizione di non essere in grado di fornire le adeguate risposte.
É bene sottolineare che lo stress, di per sé, non è una malattia, anzi in alcune circostanze può essere anche la benzina del motore delle nostre azioni, tuttavia può sfociare in veri e propri disturbi psicofisici qualora diventasse una condizione costante a cui l’organismo è sottoposto.
Traslando questo concetto al lavoro, lo stress lavoro correlato è quella condizione che si verifica ogniqualvolta si ha una percezione di squilibrio tra le richieste, il contenuto, la dimensione lavorativa, l’ambiente, nteso come organizzazione, gerarchia, suddivisione di ruoli, compiti e mansioni e le reali possibilità del lavoratore di adempiere ai suoi doveri.
Si chiama “lavoro correlato” perchè lo stress, in questo caso, è legato alla tipologia di lavoro che si conduce e allospecifico contesto lavorativo in cui ci si trova a lavorare.
In pratica quando le richieste sono eccessive o sproporzionate rispetto alla retribuzione percepita oppure quando mettono il lavoratore in una condizione di allarme per quel che riguarda l’assunzione di responsabilità che non gli competono con il pericolo di incorrere in rischi penali o fisici.
Lo stress riferito al lavoro può sopraggiungere anche quando esiste una confusione nell’organizzazione delle mansioni per cui non si ha consapevolezza e certezza di quale sia il proprio ruolo e di come svolgere i propri compiti.
Oppure quando non si ha la possibilità di organizzarsi la giornata lavorativa a causa di comunicazioni parziali, imprecise, incomplete circa il lavoro da svolgere, turni e ore eccessive o a causa di continui spostamenti di sede, mancanza di attezzatura e supporti lavorativi.
O, ancora, quando si vive un rapporto infelice con i colleghi, dove non esiste supporto e aiuto reciproco e dove è forte la sensazione di doversi proteggere da attacchi, violenze dirette o indirette, mobbyng e non si hanno apprezzamenti per una buona prestazione professionale.
O quando ci si sente bloccati in una situazione di empasse dove tutto è fermo senza possibilità di crescita, sviluppo e arricchimento professionale e non si ha la possibilità di esprimere il proprio parere e le capacità personali.
In sintesi, non ci sentiamo in grado di rispondere in maniera efficiente alle richieste che ci arrivano e cominciamo ad avvertire una serie di sintomi e uno stato generale di spossatezza e malessere che, protratto nel tempo, può portare alla sindrome di “Burn Out” (che significa “bruciato”, “esaurito”) con le relative conseguenze sul piano personale e professionale come assenteismo, calo del rendimento, logoramento fisico ed emotivo.
É molto importante riconoscere i sintomi e andare all’origine del problema ma è ancora più importante prevenirlo: innanzitutto organizzandosi in maniera più efficiente il lavoro, chiedendo, laddove ci siano mancanze di informazioni o di attrezzature, che vengano colmate., ridimensionando le ore e il carico di lavoro.
Rivolgersi ad un avvocato,se la situazione richiede un approfondimento dal punto di vista legale o comunque cercare il sostegno di parenti e amici
Spesso, aldilà di condizioni ogettive, sono fattori individuali come timidezza, insicurezza, mancato autocontrollo e poca o scarsa assertività (intesa come capacità di comunicare le proprie esigenze e farsi rispettare) a complicare il quadro.
Laddove non è possibile modificare la struttura interna del lavoro, coinvolgendo tutte le parti in gioco (datore di lavoro, colleghi, altre figure collaterali) nella realizzazione di obiettivi congiunti e per modificare l’ambito organizzativo, è neccesario andare a lavorare sui fattori individuali per fronteggiare le difficoltà e padroneggiare efficacemente gli eventi, sull’autostima per riconoscere le proprie competenze e capacità, su se stessi per cercare di capire le cause, le motivazioni, le aspettative che spesso sono alla base dell stress da lavoro correlato, elaborarle e superarle attraverso un atteggiamento adeguato e una magiore consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri limiti, fisiologici e naturali.
Chiedere un aiuto psicologico può essere utile per trovare uno spazio personale in cui affrontare il problema, riconoscere le proprie risorse e utilizzarle per trovare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita personale senza sacrificare né l’uno né l’altra.